Avvertenza: la mia prima volta al MEI, scindere con l'accetta l'Indipendulo e poco altro, dal resto. Che vale sempre meno. Come le parole già dette già sentite. E spacciate sempre per nuove. Che magari qualcuno ci crede davvero.
Si comincia di sabato sera, con uno scambio di messaggi e telefonate. Mr.33ore mi dice il mio batterista è bloccato in Macedonia non è che vieni a suonare tu mi serve qualcosa tipo una pezza io gli rispondo al massimo ti ci posso mettere un cerotto attaccato pure un pò storto però lo faccio volentieri. Che così ti ritrovi sotto il palco dei fioi grandiosi come sempre a svegliarti dal torpore di una mattina inqualificabile fatta di tanta pioggia e tanto sole e di tergicristalli che sarebbe ora di dargli una sistemata. Che così ti ritrovi ad ascoltare tre canzoni che dovrai suonare un'ora dopo. Nascondere una qualche forma di agitazione rollando sigarette contando mentalmente i quarti e le terzine e che tu non assista al nostro personale bungee jumping. Con un elastico eccessivamente fino.
Siamo sul palco e le canzoni sfilano e faccio il compitino che vista la situazione è tutto tranne un compitino e mi diverto pure e c'è Mr.33ore che mi guarda e mi chiama i finali e il basso che mi guarda e il sax baritono che mi guarda e io ho due occhi soltanto e un set di batteria che è improvvisato e le bacchette prestate. E non so dove guardare. La cassaspia è un ottimo appendino per la giacca. Mr.33ore dice qualcosa tipo alla batteria c'è mattia dei bleichii e lo ringrazio perchè mi ha un pò parato il culo io incasso e ringrazio e penso al cerotto attaccato storto.
e avere voglia di piangere ora
per quando mi mancherai davvero
Vago per i padiglioni ascolto un pò di cose mi danno un pò di ciddì. Mi chiedi una foto insieme e sai che mi imbarazza da morire. Anche se ormai ho imparato grazie a Federica a dilatare la boccuccia. Preferisco i caffè con Sarah. Preferisco provare le batterie CVL che le fanno a tre chilometri da casa mia ma le ho provate una volta di striscio e allora farlo a Faenza dentro una gabbia di vetro mi pare ancora più suggestivo. Con te che passi fuori e ci troviamo così. Con le nostre casualità e le nostre corsie preferenziali.per quando mi mancherai davvero
Guardiamo LLDCE con quell'altro lì alla chitarra acustica e restiamo un pò sconvolti che non è che ci abbia preso troppo bene. Ci domandiamo i perchè ma senza parlarci. Ce lo leggiamo negli occhi. Che sia murato è superfluo, dopotutto è l'Indipendulo.
Dopotutto mi prendete anche un pò per il culo quando mi intercettano e mi passano un demo ascoltalo mi dicono e se ti piace facci sapere. Che forse dipende dal capello biondo, che con uno sguardo un pò più attento magari ci si sarebbe accorti che avevo la Matteite di fianco.
Le riunioni e sono baci e abbracci e le schiene stanno meglio. La modalità Blake/e/e/e e l'ennesimo caffè e l'ennesima sigaretta e mi arrendo e me le compro, che il doityouself a base di cartina-filtrino-pueblo necessita ancora di relativa calma attorno. Sotto la pioggia mi dite la scaletta, versione anoressica.
Il backstage dell'Indipendulo è anarchico, il timpano minimo, il Dondelli saluta e Matteite scende dal palco e mi dice a modo suo con seimila piroette occhio che la cassa è unammerda. Montiamo tutto facciamo un linecheck veloce e avrei voglia di vomitare. Presumibilmente per il caldo, ma non ne siamo sicuri. Guardiamo la gente in faccia guardo te guardo i fioi guardo il tipo che balla anche se non c'è la musica. Ci presentano e siamo in fila indiana e siamo ancora nascosti e si sente parlare di musicisti che hanno scritto e stanno scrivendo la storia recente e presente e futura della musica indipendente italiana e guardo Egle e gli dico bene lo senti sta palesemente parlando di me a voi non vi caga di striscio e lui mi risponde eloquente imbecille e questo è l'attimo prima di salire sul palco. Saliamo sul palco ridendo. Ci prenderanno per matti. Paolo e Marcella attaccano e noi gli andiamo dietro, e si sente bene così bene che quasi ci prende male. Nonostante la cassa sia davvero unammerda. Avanziamo mentre dimentico di aver voglia di vomitare. Ampliando i nostri flash di attitudine glam, andiamo dritti come dei treni e vederti cantare mi viene voglia di cantare anche a me, e la t-shirt blu improponibile e il rullante sono inzuppati di sudore e saranno trenta gradi, sul palco, trentacinque, quaranta, canzone dopo canzone. Quel che resta di Dub-Human-Ism è una cosa che non ci viene neanche in salaprove. Batteria essenziale come fosse spazzolata con il tritacarne, hatetvianamente parlando.
leo è questo che siamo?
Mi stacco dal seggiolino e vi guardo e ti cerco e ti trovo e ti sorrido e mi giro e scendo. E' finito tutto.
look at the sky, for saint lawrence tears
Il nostro postconcerto, il rum scuro e la mia cocacola e la pioggia. Mi piace vederti così ambientata, davvero. Partiamo verso casa presto, ma non prestissimo, con l'idea di arrivarci a tardi, ma non tardissimo. Il perchè alle dieci e qualcosa della sera gli autogrill abbiano il ristorantino chiuso è una domanda cui non troveremo mai risposta. E omaggiamo le mie playlist perchè coprono il rumore della pioggia che scende. Tenendosi lontano dai camion. E dalle canzoni inutili.
Grazie per il caffè, diciamo così. A racchiudere tutto. E' bello, finalmente. Come una cioccolata calda.
e da piccolissimi pezzi, nasce il quadro
E da piccolissimi pezzi, nasce il quadro.
5 commenti:
una cosa unisce i fioi, sarah, il palco e i numero6...
non è per niente delirante schizofrenica questa cosa. non mentire su twitter, ragazzino.
:D
@ e: c'ho pensato tutta la notte, ma non mi viene in mente nulla. nulla di rilevante, almeno. :D
@ a: perdono perdono perdono. c'è sempre una componente di delirio schizofrenico nella forma, o nella sostanza, o in entrambe. smack!
grandi i blake/e/e all'indipendulo. non me lo aspettavo un concerto così tirato. suoni come una macchina, forte!
alla proxima.
sara, ma grazie. cioè, non so cosa ti aspettavi dai blake/e/e/e, ma son felice se abbiamo atteso e/o superato le tue aspettive.
un abbraccio.
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