Il nuovo terrore è il tempo che scorre. E' realizzare che tutto procede più velocemente di un tempo. Che il Locomotiv il 16 gennaio sembrava distante milioni di universi, come tu sembravi distante miliardi di universi. Come tutto questo in fin dei conti.
E invece tutto è arrivato relativamente presto. Con la costanza dei nostri hard times e con una colonna sonora fatta di pezzi sempre più lontani dal cosiddetto mainstream. Ci siamo reinventati perchè questo è quello che siamo, adesso, siamo fatti di sensazioni al limite, di radio di confine.
Aspettando quei momenti ci riscoprivamo ammalati, di quei malesseri diffusi che sfogano negli occhietti spenti, e rossi. Negli occhietti lucidi, che mentre fatichiamo a tenerci in piedi non possiamo che dire proprio oggi no mi gioco il jolly ma proprio oggi no. Invece non è ieri, è oggi. Oggi che ci sei anche tu perchè un concerto intero te lo meriti tutto.
Non trovo pace mentre Shiva Bakta ci stupisce dal palco mentre colleziono aspirine mentre colleziono le vostre preoccupazioni sul mio precario stato psicofisico. Finchè qualcuno dice bene portiamo a casa la giornata e siamo sul palco senza avere avuto il tempo che ci prenda male, come sempre.
E come nelle migliori occasioni ci dimentichiamo chi siamo e cosa ci portiamo in dote, un archetto di violino semidistrutto e due occhi che non hanno nemmeno la forza di piangere. E la batteria è sempre la stessa ma suona meglio, e nonostante tutto ti cerco tra le prime file perchè non potresti essere in nessun altro posto. Egle che mi tiene il tempo con la mano e facciamo le stesse cose su un'acustica e su un timpano.
Non mi ricordo bene ma penso di aver sorriso come un bambino quando vi ho applauditi. Mi avete dato in mano un giocattolo di quelli spaventosamente belli. Come le citazioni inaspettate dai film più improbabili da sei una donna puoi portare rancore per sempre all'opossum del meltdown dell'era glaciale.
Non mi ricordo bene ma penso di aver perso conoscenza ad un certo punto, nonostante fossi sveglio. Come quando fuori fa freddo e scatta l'allarme della macchina a stordirci tutti.
Non mi ricordo ma c'erano persone speciali venerdì sera. In un Locomotiv paurosamente gonfio. Persone auspicate persone abbracciate persone baciate. Persone che Bologna la sento, irrimediabilmente, più casa mia.
E invece tutto è arrivato relativamente presto. Con la costanza dei nostri hard times e con una colonna sonora fatta di pezzi sempre più lontani dal cosiddetto mainstream. Ci siamo reinventati perchè questo è quello che siamo, adesso, siamo fatti di sensazioni al limite, di radio di confine.
Aspettando quei momenti ci riscoprivamo ammalati, di quei malesseri diffusi che sfogano negli occhietti spenti, e rossi. Negli occhietti lucidi, che mentre fatichiamo a tenerci in piedi non possiamo che dire proprio oggi no mi gioco il jolly ma proprio oggi no. Invece non è ieri, è oggi. Oggi che ci sei anche tu perchè un concerto intero te lo meriti tutto.
Non trovo pace mentre Shiva Bakta ci stupisce dal palco mentre colleziono aspirine mentre colleziono le vostre preoccupazioni sul mio precario stato psicofisico. Finchè qualcuno dice bene portiamo a casa la giornata e siamo sul palco senza avere avuto il tempo che ci prenda male, come sempre.
E come nelle migliori occasioni ci dimentichiamo chi siamo e cosa ci portiamo in dote, un archetto di violino semidistrutto e due occhi che non hanno nemmeno la forza di piangere. E la batteria è sempre la stessa ma suona meglio, e nonostante tutto ti cerco tra le prime file perchè non potresti essere in nessun altro posto. Egle che mi tiene il tempo con la mano e facciamo le stesse cose su un'acustica e su un timpano.
Non mi ricordo bene ma penso di aver sorriso come un bambino quando vi ho applauditi. Mi avete dato in mano un giocattolo di quelli spaventosamente belli. Come le citazioni inaspettate dai film più improbabili da sei una donna puoi portare rancore per sempre all'opossum del meltdown dell'era glaciale.
Non mi ricordo bene ma penso di aver perso conoscenza ad un certo punto, nonostante fossi sveglio. Come quando fuori fa freddo e scatta l'allarme della macchina a stordirci tutti.
Non mi ricordo ma c'erano persone speciali venerdì sera. In un Locomotiv paurosamente gonfio. Persone auspicate persone abbracciate persone baciate. Persone che Bologna la sento, irrimediabilmente, più casa mia.
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