Ricapitoliamo, così da non perdere niente. Che i giorni passano.
Siamo in quest'estate di inizio autunno, e non dormo la notte. Perché quando siamo lontani sgomitiamo per avvicinarci, per poi allontanarci ancora tra aerei, treni e biciclette rubate.
Non dormo la notte per una tesi che corre tra decine e decine e decine di fogli sparsi e di appunti indecifrabili, occhi che si incrociano, croci su questionari duepuntozero e incazzature vecchio stile. Vivo Bologna con il contagocce perdendo il conto dei drink che mi passano per le mani, e ad ogni viaggio la scrivania della cripta trabocca di pile scoordinate di cose da fare. La scrivania, mentre ci derubavano in cambio di due fette di melone in riva ad un parcheggio, la immaginavamo piena di qualcos'altro.
Questa mattina devo andare a Bologna, questa mattina mi è arrivata una multa. Presa a Bologna quando sbagliavamo strada e prendevamo tutte le ztl del mondo. E' successo solo una volta, in realtà, ma le telecamere non dormono mai soprattutto quando passiamo noi, e con precisione quasi chirurgica ci presentano il conto. Dopo averti fatto sperare per sessanta giorni, dopo che avevi cominciato a provare a rimangiarti le bestemmie che avevano riempito la macchina quel lunedì sera. Non lasciare e raddoppia.
Questa notte il vento mi ha aiutato a intravedere l'alba con le cuffiette nelle orecchie e le mani incastonate nel mac e nei grafici con imprecisati break even point.
Questa mattina il regionale sbagliato da Chioggia a Rovigo si è incastonato alla stazione di Loreo. Mezzora fermi a guardare il nulla fuori del finestrino. Sono arrivato a Rovigo giusto in tempo per vedere il regionale veloce ma altrettanto sbagliato partire verso Bologna.
Questa mattina, ho odiato tutte le mattine del mondo.
Vado a prendere una rivista a caso all'edicola chiusa per ferie della stazione.
Mi chiudo in bagno ad imprecare, ci resto cinque minuti buoni.
Vado a farmi un giro fuori, nel nulla del nulla di quella Rovigo da film che non vorresti mai vedere. La polizia locale sta riempiendo di multe tutte le macchine parcheggiate dalla stazione in giù.
Mi butto nel primo parchetto che trovo, che non ha nulla di un parchetto. La bocciofila e la sala biliardo, dove un giorno abbiamo deciso di farci insegnare come si gioca. Sia mai che Catellani voglia fare una partita, uno di questi giorni.
Dicevo mi butto nel primo parchetto che trovo, lontano dalla polizia locale e dalle rumene che bevono birra in bottigliette di plastica. E ci fumo pesantemente sopra. E mi ritrovo a vagare ancora in una città deserta, sempre nei soliti posti, è sparito il monumento nella piazza ma in compenso stanno ristrutturando tutto e quindi tutto è un cantiere.
Nascondo gli occhi arrossati con gli occhiali da sole, aspetto che l'ennesima attesa si assottigli.
Più che una città, Rovigo mi sembra una personalissima condanna.
Il cielo è azzurro tutto intorno, tranne a Bologna. Sopra Bologna c'è una nuvola scura, grigia, gonfia. Mi incammino con la borsa che mi sega la base del collo, come ogni volta. Prendo strade parallele e scorciatoie nascoste, la velocità di crociera sotto i portici di via Indipendenza è prossima alla retromarcia.
C'è questa scena raccontata da Mimì in un suo libro, lui e Leo che pedinano una bella ragazza. Leo spiega quanti particolari si possono capire, semplicemente osservando. Leo capisce che è bolognese perché evita le arterie principali, e si concentra sulle vie capillari, per fuggire dalla ressa, perché sa dove andare. Questa cosa di sapere dove andare. Di evitare gli ingorghi, è una cosa che mi è sempre piaciuta. Cronometrare le varie eventualità. Scegliere la migliore della settimana. Riproporla, migliorarla, senza accelerare il passo.
Per le calli di Venezia, sarebbe impossibile.
Entro in strada maggiore e al caldo si aggiunge la pioggia, arrivo in cripta che sono moderatamente bagnato.
Ricapitoliamo, così da non perdere niente.
Siamo in quest'estate di inizio autunno, e non dormo la notte. Perché quando siamo lontani sgomitiamo per avvicinarci, per poi allontanarci ancora tra aerei, treni e biciclette rubate.
Non dormo la notte per una tesi che corre tra decine e decine e decine di fogli sparsi e di appunti indecifrabili, occhi che si incrociano, croci su questionari duepuntozero e incazzature vecchio stile. Vivo Bologna con il contagocce perdendo il conto dei drink che mi passano per le mani, e ad ogni viaggio la scrivania della cripta trabocca di pile scoordinate di cose da fare. La scrivania, mentre ci derubavano in cambio di due fette di melone in riva ad un parcheggio, la immaginavamo piena di qualcos'altro.
Questa mattina devo andare a Bologna, questa mattina mi è arrivata una multa. Presa a Bologna quando sbagliavamo strada e prendevamo tutte le ztl del mondo. E' successo solo una volta, in realtà, ma le telecamere non dormono mai soprattutto quando passiamo noi, e con precisione quasi chirurgica ci presentano il conto. Dopo averti fatto sperare per sessanta giorni, dopo che avevi cominciato a provare a rimangiarti le bestemmie che avevano riempito la macchina quel lunedì sera. Non lasciare e raddoppia.
Questa notte il vento mi ha aiutato a intravedere l'alba con le cuffiette nelle orecchie e le mani incastonate nel mac e nei grafici con imprecisati break even point.
Questa mattina il regionale sbagliato da Chioggia a Rovigo si è incastonato alla stazione di Loreo. Mezzora fermi a guardare il nulla fuori del finestrino. Sono arrivato a Rovigo giusto in tempo per vedere il regionale veloce ma altrettanto sbagliato partire verso Bologna.
Questa mattina, ho odiato tutte le mattine del mondo.
Vado a prendere una rivista a caso all'edicola chiusa per ferie della stazione.
Mi chiudo in bagno ad imprecare, ci resto cinque minuti buoni.
Vado a farmi un giro fuori, nel nulla del nulla di quella Rovigo da film che non vorresti mai vedere. La polizia locale sta riempiendo di multe tutte le macchine parcheggiate dalla stazione in giù.
Mi butto nel primo parchetto che trovo, che non ha nulla di un parchetto. La bocciofila e la sala biliardo, dove un giorno abbiamo deciso di farci insegnare come si gioca. Sia mai che Catellani voglia fare una partita, uno di questi giorni.
Dicevo mi butto nel primo parchetto che trovo, lontano dalla polizia locale e dalle rumene che bevono birra in bottigliette di plastica. E ci fumo pesantemente sopra. E mi ritrovo a vagare ancora in una città deserta, sempre nei soliti posti, è sparito il monumento nella piazza ma in compenso stanno ristrutturando tutto e quindi tutto è un cantiere.
Nascondo gli occhi arrossati con gli occhiali da sole, aspetto che l'ennesima attesa si assottigli.
Più che una città, Rovigo mi sembra una personalissima condanna.
Il cielo è azzurro tutto intorno, tranne a Bologna. Sopra Bologna c'è una nuvola scura, grigia, gonfia. Mi incammino con la borsa che mi sega la base del collo, come ogni volta. Prendo strade parallele e scorciatoie nascoste, la velocità di crociera sotto i portici di via Indipendenza è prossima alla retromarcia.
C'è questa scena raccontata da Mimì in un suo libro, lui e Leo che pedinano una bella ragazza. Leo spiega quanti particolari si possono capire, semplicemente osservando. Leo capisce che è bolognese perché evita le arterie principali, e si concentra sulle vie capillari, per fuggire dalla ressa, perché sa dove andare. Questa cosa di sapere dove andare. Di evitare gli ingorghi, è una cosa che mi è sempre piaciuta. Cronometrare le varie eventualità. Scegliere la migliore della settimana. Riproporla, migliorarla, senza accelerare il passo.
Per le calli di Venezia, sarebbe impossibile.
Entro in strada maggiore e al caldo si aggiunge la pioggia, arrivo in cripta che sono moderatamente bagnato.