Ammetto sia molto strano, parlare di
queste cose in questo modo. Soprattutto qui, dove ci torno sempre meno,
dove ho sempre evitato di parlare di molte cose, al massimo
accennandole. Ma ieri sera, durante Juventus-Lecce, terzultima di
campionato, possibile primo match point per lo scudetto contro una
squadra praticamente spacciata e in dieci uomini, dopo una partita
dominata ma non chiusa, dopo lo sciagurato errore di un signore che
piglia una vagonata di milioni l'anno e che con tutto il bene del mondo è
lontano dai fasti di un lustro fa, dicevo durante Juventus-Lecce 1-1, è
successo quello che è un piccolo, immenso, dramma.
Per
me, ovvio, perché qui si parla di me. So che Buffon avrà fatto fatica
ad addormentarsi stanotte, ma sono cazzi suoi, e sarebbe troppo
riduttivo fare il populista dicendo che se prendessi io tutti quei soldi
andrei sempre a letto beato e contento. Cioè, l'ho detto, ma non lo
penso, anzi immagino questi due metri d'uomo bestemmiare tutta la notte,
e dispiace. Come mi dispiace per qualsiasi atleta che non sia del
Milan, dell'Inter o del Real Madrid.
Non c'è un motivo reale per essere
juventino, da sempre. Torino è distante centinaia di chilometri da casa
mia, casa mia ha una squadra che fino all'anno scorso aveva la maglia
granata (prima che arrivasse uno con i soldi e qualche discreta mania di
grandezza, e smontasse e rimontasse due squadre, cambiando ragioni
sociali, colori sociali, perdendo una delle più belle curve del nordest,
una curva che in serie D faceva una media di 500 persone, ma questi
sono altri discorsi...) in onore di due fratelli morti schiantati contro
la basilica di Superga, in quella che è stata la fine del Grande
Torino. Invece sono juventino, passione trasmessa da mio padre, mentre
da piccolo tutti erano del Milan, che in quegli anni stravinceva. Alle
elementari ero l'unico in mezzo a uno stuolo di rossoneri, ricordo di
essere stato costretto a tutti i compleanni altrui del 1994 a guardare
Milan-Barcellona 4-0.
Ma son sempre
stato fiero di questa inspiegabile appartenenza, sarà che il calcio mi è
sempre piaciuto, sarà per i ricordi sfocati di mio padre, con la maglia
nera da portiere come quella di Dino Zoff. Sarà che non ho mai potuto
farmi l'abbonamento anche se c'ho pensato per anni, sarà che ho scelto
altre strade, ma ogni volta che c'è stata la possibilità, da ormai quasi
venti anni, non ho dubitato un secondo per prendere il biglietto e
andare allo stadio.
C'ero a Padova
quando Baggio ha infilato una punizione sul sette prima di lasciare il
testimone a Del Piero per i successivi diciotto anni (il gol vittoria fu
di Ravanelli, che si incazzò con Lippi per averlo lasciato fuori),
c'ero a Torino quando abbiamo vinto lo scudetto contro il Bologna
(tripletta di Inzaghi, gol e magie assortite di Baggio), c'ero a Perugia
quando ci hanno annegato per farci perdere il tricolore (non c'è niente
altro da ricordare, se non che un intervallo di un'ora è quantomeno
surreale, che la metà campo della Juve era stata drenata mentre quella
del Perugia no, per cui attaccare era impossibile, ma anche prendere un
gol dal Perugia sembrava impossibile...), c'ero a Trieste, e a Torino
nello scontro al vertice contro il Piacenza perché, anche con la serie
B, bisognava essere in curva a urlare (Triestina-Juventus 0-1, gol di
Zanetti, uno dei pochissimi, segnò la settimana prima contro il Treviso,
e Juventus-Piacenza 4-0 con primo gol di Trezeguet dopo 15 secondi,
alla faccia dello scontro al vertice). C'ero a Bologna, quest'anno, a
prendere tutto il freddo del mondo.
C'ero
molte altre volte, e quelle volte che non c'ero, ero davanti alla tv, o
davanti ad un computer scattoso implorando che non si bloccasse
continuamente lo streaming, c'ero da qualche parte con la radiolina
nell'orecchio.
Una volta, per un
Juventus-Inter (5 dicembre 2009, 2-1, gol in mischia un po' di
Chiellini, un po' di Del Piero, un po' di quel coglione enorme di Felipe
Melo, pareggio di Eto'o, gol vittoria di Marchisio, un capolavoro), un
concerto dei Blake/e/e/e è cominciato mezz'ora dopo, non tanto perchè a
dei napoletani interessasse la partita più di un nostro concerto, ai
gestori non interessava, ma perché me ne stavo in un bar di fronte al
locale a guardarmi il match, e non c'erano cazzi, ero stato chiaro fin
da subito.
E quelle volte che non
c'ero, in realtà molto poche, sono state per cause di forza maggiore.
Rimpiango solo una manciata di partite, che non ho visto per motivi
inutili, e di cui mi pento e mi dolgo con tutto il cuore (una in
particolare, che non dirò).
Insomma,
non sono un tifoso alla Hornby, ma la Juve, come l'Arsenal per lui, è
per me qualcosa di più che un semplice passatempo domenicale, che poi
ultimamente non è più solo domenicale, ma è anncquato durante tutta la
settimana, perché la televisione mangia tutto, anche le passioni.
Per questo le gioie e i dolori della Juventus sono state un po' anche le mie. Per questo
ho pianto di gioia e di rabbia un mucchio di volte, che adesso non si
piange più ma si sta male uguale. Per questo un credo così forte, così
profondo, così radicato nel tempo, necessariamente scombina le giornate e
gli umori. Magari c'è chi non capisce, ma sono sicuro che c'è anche
chi, e ce ne sono molti, questa cosa la comprende benissimo.
E
con molte di queste persone, quelle che almeno conosco e che negli
anni, grazie ad uno pseudolavoro abbastanza itinerante, sono
incrementate sensibilmente di numero, si è passato più tempo a discutere
di quanto sbagliato fosse acquistare Amauri o affidare la squadra a
Ranieri (uno che preferisce Poulsen a Xabi Alonso, che cazzo di
allenatore è?), piuttosto di trovare folli gli sproloqui qualunquisti di
Beppe Grillo, tanto per tirare in ballo tre esempi a caso, per non dire
tre verità conclamate.
Quindi, tanto per non perdermi
troppo in vaneggi inutili, il succo del discorso è questo: il gol di
ieri, il modo in cui è avvenuto, il sentore che mi portavo dentro da
quando il succitato signore che piglia una vagonata di milioni di euro
l'anno aveva fatto un maccherone simile a quello che poi ha portato al
gol del pareggio, ha portato a fior di pelle tutte quelle sensazioni che
una persona "normale" riterrebbe folli. Tu compresa. E che nemmeno
tutte le sigarette fumate nel postpartita hanno minimamente affievolito.
Perché
una persona "normale", nonostante tutto, non penserebbe mai alla sfiga
cosmica, ma semplicemente ad un errore di uno che comunque è considerato
uno dei migliori portieri del mondo se non il migliore, ad una partita
che come tutte quelle di quest'anno ci ha visto stradominare grazie
anche e soprattutto ad un allenatore geniale in campo e irritante fuori,
ad un piccolo incidente di percorso che rende tutto più piccante, in
attesa di domenica prossima. Invece io, fino a domenica prossima,
malgrado tutto il sangue freddo e le maschere che indosso, so già che
starò di merda, perché (e qui prendo in prestito Hornby) pochi dei
giocatori di questa Juventus memorabile hanno a cuore le sorti di questa
squadra da così tanto tempo, da oltre ventanni. Non è un punto di
merito, è un dato di fatto. Domenica avrò una collezione di farfalle
nello stomaco, probabilmente già dal mattino, anche se ammetto che molto
dipenderà anche dalle evoluzioni dei nostri sabato sera, che non sempre
sono, come dire, da sportivi.
Perché soffriamo come dei cani e non
possiamo farci niente, perché Caceres, Bonucci, Estigarribia, Vidal,
Quagliarella, Vucinic, Borriello, non sono finiti all'inferno come me
contro il Borussia Dortmund, col Real Madrid, col Milan a Manchester
(magari qualcuno di questi avrà pure goduto...). Perché la gioia di
Roma, del 5 maggio (dopodomani sono 10 anni, e io il pomeriggio del 5
maggio 2002 potrei raccontarvelo minuto per minuto da due ore prima
della partita fino alle undici di sera, per dire), è una gioia che non
tutta la rosa multimiliardaria 2011/2012 ha provato.
Tutto
questo per dire che nonostante tutto, nonostante il caso, con la
Juventus è un'altra storia. Subire così tanto un risultato, è terribile.
Arrivare così vicino, e poi cadere, magari cadere ancora in piedi, e
non poterci fare niente, è tremendo. E se le sfighe e le fortune di una
squadra influenzano anche solo di striscio le tue fortune e le tue
sfighe, allora viene naturale fare un computo generale di tutto quello
che è successo in questi anni, e si scoprirà che la delusione di ieri
sera, per quanto spero con tutto il cuore che possa essere solo un
incidente di percorso che renderà il campionato più bello (cosa che
penserebbe appunto una persona "normale"), è un qualcosa che ci
appartiene, da sempre.
Perché
l'abbiamo presa sui denti milioni di volte, perché quando bastava un
gollonzo contro un avversario palesemente inferiore, Ibrahimovic mandava
l'unica palla buona oltre la curva (Juventus-Liverpool 0-0, aprile
2005), perché quando era praticamente fatta, capitava l'inimmaginabile
(Nedved diffidato che si fa ammonire a cinque minuti dalla fine di un
Juventus-Real Madrid 3-1 semifinale di Champions, e i milanisti non lo
possono capire ma noi la coppa l'abbiamo persa nel momento in cui
l'arbitro ha tirato fuori quel cartellino giallo, dopo la partita
perfetta), perché Calciopoli, perché gli ultimi cinque disastrosi anni
(signori, non siamo l'Inter, non abbiamo un eterno bambino come
presidente), perché adesso che siamo così vicini ad un risultato enorme,
forse più enorme della Champions contro l'Ajax, la sfiga cosmica si è
abbattuta ancora, imperterrita, su di noi, su di me.
Magari
alla fine ci rideremo su, arrampicandoci sul monumento del marinaio
come quel 5 maggio 2002 (con annessa professoressa di latino che mi
incrocia per strada, sciarpa bianconera al posto della cintura e
maglietta da gara 1996-97, e che mi interroga sistematica e puttana il
giorno seguente).
Ma intanto,
nonostante anche per il tifoso più fatalista e paranoico questa sia una
delle Juventus più belle degli ultimi trentanni, molto più entusiasmante
della Juve di Capello e pure di quelle di Lippi (su quelle precedenti
non mi pronuncio perchè il calcio è cambiato troppo, anche se di vecchie
partite ne ho viste una quantità esagerata), intanto sono qui a pensare
che questa sfiga cosmica ce la portiamo dietro, come una condanna, nei
piccoli infortuni come nelle partite della vita.
E
a meno di incredibili e imponderabili eventi, come una totale
disaffezione per il calcio e per la Juventus (cosa che poteva essere
dopo Calciopoli ma non è stato, per cui ora la vedo probabile quanto
andare a suonare la batteria con i The National), so che questa condanna
ce la porteremo dietro fino all'ultimo, fino alla fine.
Ieri sera, nel piccolo, nonostante siamo uno squadrone e siamo sempre davanti, ne è stata l'ennesima prova.
Primo post scriptum, su Buffon.
Lo
considero un campione, più come calciatore che come uomo. Ha dimostrato
molte volte di non essere troppo mirabile, come uomo, e non sto
parlando delle pubblicità.
Con mio
padre mi scanno più per difendere lui che per infamare il PDL
(calcisticamente parlando, mio padre non riesce a vedere Buffon, sarà
che per lui c'è solo Zoff, mentre sul PDL non sto a elencare i motivi
per cui a lui sta più a cuore di me...), anche se ammetto che la
componente litigiosa quando discuto con mio padre di qualsiasi cosa
rende spesso i nostri scambi, come dire, poco oggettivi.
Dicevo
di Buffon, ha dimostrato per una carriera intera di essere un fenomeno,
ma è un fenomeno che si sta spegnendo, com'è normale. Non parlo solo di
ieri sera, ci mancherebbe. Solo che quando l'immagine del fenomeno che
fu finisce per nascondere il reale valore del giocatore, allora
bisognerebbe cominciare a farsi qualche domanda. Resterà per sempre il
mio portiere bianconero, come per mio padre è stato Zoff, ma è
clamorosamente falso leggere oggi che quello di ieri è stato il suo
"unico errore del decennio": ci sono state le svisate col Chievo e con
l'Atalanta, per ricordarne due altrettanto clamorose ma per fortuna
ininfluenti (come speriamo questa), ci sono dei riflessi che non son più
quelli del ragno d'oro di Germania 2006, c'è una posizione non sempre
perfetta e dei piedi che neanche la decima scelta nelle partite di
calcetto. Tutto qui.
Secondo post scriptum, su Delio Rossi.
Ha tutta la mia stima. Punto.
Terzo post scriptum, su Mourinho.
Proprio ieri sera doveva vincere la Liga?