Duemilaenove, di già. Ancora un pò e saremo fuori dagli anni zero. Si necessiterà di un altro cantore, almeno. Duemilaenove e fatico a scrivere, che magari è come dicevi tu che scrivere esprime un bisogno una mancanza, e la mia mancanza al momento non riesco ad inquadrarla chiaramente. Duemilaenove e magari mi guarderò più a lungo allo specchio, e mi prometterò quelle cose che non ho voluto fare.
che mi avrebbero cambiato in meglio, insieme a lei
Duemilaenove ma c'è stato un duemilaeotto di polsi che non si potranno mai ricucire. Che sono cambiati i connotati. Che sono cambiate le sensazioni. Che sono come i treni presi prestissimo, come il sole di Ancona e le sue colline, come i nostri caffè che pian piano abbiamo lasciato raffreddare.
Le onde lunghe che ci perseguitano sulle tangenziali, sulle autostrade, sui viottoli di campagna. Sai, quanto non mi piaccia la campagna. La tanto attesa svolta, che non arriva mai. Che a volte vedi quello che vuoi vedere tu, perchè diciamocelo a volte è necessario. E dai tuoi occhi non si vedeva il mare, ma io lo immaginavo lo stesso. Come un estremo atto di fiducia.
Ci siamo smontati come fossimo elettrodomestici in avaria, e quando ci siamo rimontati sono avanzati un pò troppi pezzi, che hai nascosto sotto il tappeto, com'è classico. Così sono dovuto scappare, a fotografare la pioggia che male che vada ci pioverà nelle converse, visto che vanno tanto di moda. Devo riprendermi le notti mi ripetevo mentre fingevo di dormirti affianco, che ho l'abbonamento all'insonnia specie quanto sto con te, che non è che sto in dormiveglia proprio non chiudo occhio e tu non te lo ricordi nemmeno di quando tanto tempo fa che eravamo ancora mezzuomini all'alba cercavo le sigarette per andare a fumare in poggiolo, che magari svenivo sulla seggiola e mi svegliavo a mezzogiorno. Ma non era duemilaeotto.
Ciò che resta di noi sotto il tappeto e finalmente ti ho trovata. Inaspettata. Che già sapevo chi eri ma tutti sappiamo tutto di tutti e quindi non vale. Anche se sparisci, anche se non potevo immaginare che la pioggia ci sarebbe stata avversa e che ogni volta le converse si sarebbero bagnate solo a me. Ti porterò col mio cavallo bianco nel nostro bel castello in aria, ti promettevo senza avere il coraggio di dirtelo. Pianificando le parole buone passando in rassegna i muri di Padova che sono tutti scritti. Di parole eccessivamente buone e troppo mielose che solo a leggerle ingrassi. Che per ogni ti amo scritto e scoppiato, bisognerebbe far brillare il muro. Ma questo lo pensavo tentando di dare una geografia plausibile al mio cervello soprattutto dopo i nostri aperitivi al quadrato, e molto spesso al cubo.
mi scrivi per sapere che tempo fa nella mia testa
e vorrei risponderti
Ciò che resta di noi sotto il tappeto lo abbiamo sofferto con il caldo, lo abbiamo sofferto in difetti di comunicazione non indifferenti, che ti avrei lanciato contro gli Spitfire, se volassero ancora. Che senza benzina e con troppe poche munizioni ci hanno portato a lunghi silenzi, null'altro. Riscopro i cocahavana, e le feste quelle che il tuo equilibrio interiore è troppo lontano dall'equilibrio della tua bicicletta. Se mettiamo in fila le bottiglie vuote di morettirossa penso copriremo un campo da calcio. E i primi sguardi allo specchio perchè tutti mi dicono mattia guarda che stai male guarda che non t'ho mai visto così e io non capisco che magari non lo so mi si è aperta la testa e sta uscendo il cervello e non me ne sono accorto. Invece niente. Perchè qui è così. Al massimo due buchi in meno sulla cintura, e uno splendido bagno in piscina a mezzanotte.
Ogni tanto ci sentiamo ancora ma non mi ricordo mai di che estate parliamo, che magari era quella prima. Che magari sarà quella dopo. Quest'estate qui invece ti arriva una mail di quelle che a rispondere ci metti un pò, e non mi ricordo come diavolo ho fatto a dirtelo di persona visto che in quel periodo ti odiavo ma mi ricordo perfettamente quando te l'ho detto eravamo nella stradina della Zitta a Padova, di fronte alla Levi's. E mi ricordo davvero? ma è bellissimo sono così fiera di te e io ti rispondo sì ma non è ancora detto adesso devo andare giù e poi vediamo.
Ciò che resta di noi sotto il tappeto e il resto, uniti per cause di forza maggiore, un diciannove agosto che ti porto anche il regalo di compleanno con rilevante ritardo, che ci siamo mancati per poco e tu sei espatriata. Pensare di girare una pagina. Bisogna smettere di pensare. Bisogna dirsi bene quello che suona la chitarra lì davanti e sembra avere un sonno della madonna è proprio lui, quello col basso ci siamo scambiati mail e telefonate e adesso finalmente è fatto non solo di bit e di voce, quella seduta davanti agli aggeggi elettronici è proprio lei e tu sei tu e almeno una cosa in vita oltre a rompere i coglioni forse la sai fare quindi falla.
I Blake/e/e/e hanno sconvolto la mia vita. Non aspettavo altro.
Poi siamo scappati ma siamo sempre tornati indietro, portandoci dentro scatole di fiammiferi accesi. Pensare di girare pagina e trovarci sempre lì. Cominciando da Bologna. Se non fosse per il buco dell'ozono, per gli sbalzi climatici, le piogge acide, il presidente operaio, se non fosse per il filo spinato che hai attorno al cuore e per gli happyhour dove tutti sembrano ancora più cialtroni. Siamo sempre qui. Le uscite di sicurezza sono lì, lì, là. Il palco è troppo grande per noi, come il mondo. Che se mi fermo a pensare come Amelie Poulain a quante persone in un dato momento in un dato posto hanno un orgasmo, impazzisco. Perchè è una risposta impossibile.
Ciò che resta di noi sotto il tappeto e i camerini, le telefonate nei postconcerti a turbare la tua quiete più come un gesto scaramantico a posteriori. Che quella volta a Reggioemilia non avevo soldi per chiamarti ma non mi ricordo bene però mi ricordo benissimo le consumazioni gratis. Che quella volta all'Estragon era stato tutto troppo adrenalinico per non dirtelo subito e mi chiudo in bagno per sfuggire all'anarchia e tiro fuori il cellulare e compongo il tuo numero e quasi mi cade il cellulare nella tazza. Ricominciare a rollare sigarette e chilometri di biglietti e di treni e di coincidenze sballate. E più mi allontano più vi vorrei avere vicini. Ma più mi allontano più vi allontanate.
Scherzavamo sul nostro amore mancato e scherzavamo sui Massimo Volume. Che un attimo fa non esistevano ed eravamo convinti di averli persi per sempre. E poi gli apriamo i concerti.
Scherzavamo sul nostro amore mancato e ora stiamo insieme. Fissiamo a tavolino le date per riderci su e abbracciarci un pò più forte. E ci scambiano per milanesi, chissà da cosa, poi.
produzioni seriali di cieli stellati
Duemilaeotto, passato. Ho dimenticato cose talmente grandi che non so. Ho ricordato cose forse inutili, non so.