Le nostre ombre sotto i portici con il sole e con gli autobus. Ho sempre sognato di prendere un autobus barrato, mi hai detto. Sono giri infiniti tra le migliori catene di montaggio che altri chiamerebbero pasticcerie, a immaginare vite parallele e a dirci che se si fermasse tutto così almeno ci resterebbero i sorrisi. Girando come persone normali tra mercatini affollati. Niente materassi sporchi, abbiamo cambiato le lenzuola, abbiamo aperto le finestre, abbiamo sistemato gli angoli, che questo precariato esistenziale sembra essere diventato una moda piuttosto che uno status da cambiare, che avevamo liste chilometriche di cose da migliorare. E ci perderemo ancora tra paesaggi di campagna tutti uguali, nei banchi di nebbia che avvolgono solo noi e gli sterminati incidenti sull'A4, tra i telefonini morti che tra tre giorni saranno ancora morti e verranno rimpiazzati. Senza costruirci sopra leggende millenarie anche se pure loro hanno avuto, come dire, una certa utilità sociale.
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