sabato 5 marzo 2011

Annarella.

Sarà che quello che abbiamo cucinato questa notte alle quattro, più che uno spuntino sembrava una cena mancata, sarà che adesso il cielo è bianco sopra i tetti delle case e un cielo bianco non promette mai cose troppo positive, saranno i mozziconi di sigaretta abbandonati nel posacenere in salotto. Saranno le nostre conversazioni infinite sugli stati d'animo e sugli stati d'angoscia. Sarà il caffè che scalda le vene e le mischia alle parole che non riusciamo a dirci, alle parole e ai concetti che abbiamo in testa e che non ne vogliono sapere di uscire seguendo un qualsiasi filo logico. Saranno i Calexico e le discussioni serie se è nato prima l'uovo o la gallina, e se noi nello specifico ci sentiamo più materiale da frittata o volatili domestici. O semplicemente se visto come vanno oggi le cose nel mondo, già solo spaccarsi la testa possa essere una soluzione accettabile, che di quello che ne viene fuori ce ne occuperemo con calma, poi.
Saranno le vostre guide sportive o la Vodafone che mi chiede di tornare offrendomi irripetibili affari che mai in dieci anni mi hanno offerto, o ancora meglio quelle ore passate a litigare fino a che i semafori torneranno verdi e potremo ripartire. A perderci ancora nelle campagne addormentate per quelle stradine tormentate che forse non hanno nemmeno un nome. Che dovremmo darglielo noi. Nelle vie di una cittadina spazzata dal vento e dal mare, a calcolare quanto potrebbe essere vasto un isolato e quanti isolati ci potrebbero essere da un punto x a un punto y, che poi siamo noi. Nel mio cuore ci sono parecchi isolati e un'autostrada, con tu che la percorri come sempre guardandoti un po' in giro che sembra che seguire la carreggiata sia l'ultimo dei tuoi pensieri, con io che senza che te ne accorga mi puntello sul sedile, che non si sa mai. Anche se mi fido, che il tempo ci ha stretto e niente è stato perso, mai, e tutto quello che abbiamo raccolto con gli occhi lo abbiamo messo dentro scatole ben confezionate, decorate con le pagine strappate di un vecchio libro e immerse nel tè, per farlo sembrare ancora più vecchio.
Dimmi, non è così? Con Annarella che nei tuoi sogni smette di essere solo una canzone e diventa una specie di consacrazione, un passaggio di consegne. Sarà che è così semplice da suonare. E dimmi, soprattutto, se è colpa degli anni che ci scivolano addosso o è colpa nostra che non ci prestiamo troppa attenzione. La rivoluzione, amore, la rivoluzione, la presa della bastiglia, noi siamo la rivoluzione, senza comunicati stampa, senza dire che bisogna vederci meglio e vederci prima degli altri. Semplicemente dobbiamo scendere in piazza, ad abbracciarci tra il rumore degli spari, sotto questo cielo bianco che promette quello che deve promettere. Al massimo qui è pieno di portici, per prendere fiato.

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