giovedì 25 dicembre 2008

Ventiquattrododici venticinquedodici

Ventiquattrododici, ieri. E non sentirlo. Perchè ci siamo muniti di uno scolapasta di quelli pesi, di quelli testati per un anno intero, per proteggersi la testa dai frontali ai muri. Ma arriviamo allo scontro e i muri crollano, sotto i nostri respiri regolari, che poi aumentano e diventano diciamo concitati, e poi si calmano di nuovo, mentre ci scaldiamo le mani e progettiamo le nostre future gite fuori porta. Mentre ci accoccoliamo in prima fila al concerto dei Massimo Volume, perchè nella mia testa era molto suggestiva l'idea di chiudere i cerchi così, sulle note de Il Primo Dio piuttosto che di Ronald, Tomas e io. E mi stringi quando mi senti tremare, che certe cose dette e sentite sono come piccole scosse elettriche.
Ventiquattrododici, ieri. Camminando per il centro, di un'altra città. Facendo un elettroshock all'iPod, una preoccupazione diffusa di averlo perso per sempre.
Io te e la tua sedia viola. Post Punk 1978-1984 di Simon Reynolds e io che non ci credo e ti ringrazio e ho dimenticato il portafoglio in macchina e fortuna che abbiam preso solo due caffè e ce la siamo cavata con gli spiccioli. Siamo sotto natale e allora va bene anche prendersi un pacchetto di classicissime, e scambiarsi gli auguri sotto l'effetto dei cocahavana, che fanno le tre e non ce ne rendiamo conto e potrebbe essere mezzanotte e siamo ancora lì ad assaltare il bancone e arriviamo a casa e guardiamo l'albero di natale e i pacchetti e con un filo di nostalgia pensiamo a quando ci si credeva davvero. Pensi che certe cose non torneranno più, che certe cose si sono sciolte con l'incedere del tempo. Naturalmente.
Venticinquedodici, oggi. Ovvero, è natale. Evito i messaggi buon natale tanti baci felicitazioni. Mi piacciono le cose vere, mi piacciono le telefonate, i messaggi che partono con un'offesa, le strette di mano.
Farò rifare i muri della mia stanza, per le nostre telefonate notturne, per non svegliare la famiglia e per poterti tenere compagnia.
Venticinquedodici, mentre ascolto El Muniria, e fuori c'è un sole inaspettato, mentre mangiucchio biscotti. Niente scanner, questo venticinquedodici.
Venticinquedodici e scrivo male.


ora che non ho sete di parole
avrei bisogno di parole
parole che cadano in gola come pioggia calda
parole che non sbiadiscano sotto questo sole

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