domenica 6 luglio 2008

Tu sì che mi vuoi bene

Il problema dello spazio, è collegato indissolubilmente al tempo. Che sfugge, che si assottiglia.
Io che mi son alzato mezz'ora fa e sento ancora il caffè prendermi a pugni lo stomaco mentre mia madre comincia a pianificare un pranzo accettabile.
(l'ora in cui risultano pubblicati i post è altamente casuale)
Che non mangio a casa da secoli, che non ho nemmeno il tempo di mangiarmi le unghie.
Che non ti scrivo via esseemmeesse, che non ho nemmeno il tempo di pensare col t9.
Che semmai volessi sentirti, ti chiamerei, ma tanto non mi risponderesti. E diresti che lo fai per farmi risparmiare trenta centesimi di telefonata. Che l'ultima volta che siamo usciti faceva freddo e pioveva e il bavero del cappotto era una benedizione e mi hai portato in un posto che per un caffè e un succo gli ho regalato qualcosatipo cinqueeuro. Tu sì che mi vuoi bene.
E la macchina si illumina con una spia nuova, di un arancione inquietante, e comincia a sobbalzare e magari non è la batteria, ma qualcosa mi dice che nemmeno quella durerà in eterno. Forse ti ho tirato un pò troppo, cara opelcorsamilledodicivalvoleabenzina, che sei la gioia di tutti i benzinai, che sei la mia salvezza anche se mi costi una fortuna.
E mi costi mezzo concerto del Vasco quello vero che è sempre un piacere e un onore abbracciare, e lo stomaco vuoto me lo hanno riempito a mojito, e vedere gli OfflagaDiscoPax un pò sotto e un pò sopra il palco mi costa un ringraziamento sentito, anche per le ginocchia che scricchiolavano mentre stavo appollaiato in un'improbabile posizione sull'improbabile scaletta fumando di nuovo le classicissime, e ti cingevo i fianchi per dirti senza voce che sei semplicemente fuori dal normale. Conoscere i bis in anticipo, mentre gli altri invocano mille canzoni. Sapere che non ci sarà Cinnamon, ma Robespierre. Non ci sarà Tono Metallico Standard, ma Tatranky. Questo lo avrebbero dovuto sapere un pò tutti, però.
Ti preoccupi per la mia incolumità ma è solo un problema di rotonde, di strade strette, di trenta-all'ora, che appena ingrano la quarta e la quinta, la quasi poderosa si stabilizza. I Numero6 in random dall'iPod. La sigaretta accesa. I finestrini abbassati e i capelli scompaginati e l'aria condizionata che è morta sul finire dell'estate scorsa. Rumori sconnessi ovunque. Se cambierò macchina, ci verserò un sospiro più profondo del solito. Come per la vecchia tamarockstarpro, che sto vendendo, dopo una vita assieme e dopo due anni di limbo.
Ti preoccupi per la mia incolumità e io me ne preoccupo almeno il doppio. Non per la macchina, ma per qualcosa di più interno, interiore. Per la paura di essere come quelli che ho sempre preso in giro. Quelli che sanno troppo poco, che non conoscono le sfumature.
Il resto sono biscotti secchi, sono cani alcolizzati, sono che ora dovrei seriamente sedermi e chiudere gli occhi e congelare la mente e capire
dove
sto
andando

davvero
.

1 commento:

Anonimo ha detto...

uh.
un pò violento.
mi piace molto.