lunedì 10 novembre 2008

Mentre guardavo avanti - Estragon, Bologna

"Dieci minuti e si va sotto il fuoco"

Si richiede attenzione, si abbassa la musica, sfumano i ModeSelektor. Proviamo senza troppa convinzione a parlare di qualcosa di cui non si hanno le parole, che si sono perse nei camerini, nei braccialetti verdi che sono come le chiavi di un paradiso che sa di fumo e di te che non ci sei. E di me che forse non ci sono mai stato di più.
Così potrebbe tranquillamente sembrare che peschiamo a caso dei mood da impersonare, che tanto dentro è un groviglio di nodi che non si sciolgono, ma che si stringono. Che teniamo la testa bassa mentre montiamo la batteria che non ne vuol sapere di star ferma. Balla bimba. E cammina ad ogni colpo, mezzo centimetro in avanti. Che per farsi sentire al mixer bisogna urlare. Mi sfaccio di pepsi e di occhiate al cellulare, che finchè dimenticherò il caricabatterie ad ogni trasferta sarà sempre in fin di vita.
Poi succede una cosa che vaporizza la tensione. Che la potrebbe sostituire col terrore. Che semplicemente dopo un check lungo preciso attento pignolo arrivi sul palco e non funziona nulla. E allora con fare inspiegabile ridiamo alla sfiga e ce ne andiamo e non ci prende assolutamente male e ripartiamo con calma. Che nel giro di dieci minuti la gente si è decuplicata, davanti. Prima però ci sembra giusto farvi saltare le orecchie. E da lì in avanti è inutile persino sussurrare.
Che l'Estragon è pieno, e chi se lo aspettava, anche per noi.
Che per la prima volta in vita mi sono cedute un pò le gambe, dopo, mentre guardavo avanti.
Che poi, c'erano i Massimo Volume, ancora. Rendiamo omaggio agli anni '90, nascosti in un angolo del palco a farsi passare l'adrenalina.


Chiudiamo
dentro
scatole
pezzi di vita
andati.
Restano
stanze
vuote.


(la foto è di Andrea Murgia, e lo ringrazio di cuore. Per tutto.)

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