lunedì 24 novembre 2008

Settanta righe

Neve ovunque ma non qui. Qui non nevica, qui al massimo piove. Qui al massimo potrebbero cadere le amministrazioni. Ci chiudiamo in casa a testare le meraviglie tecnologiche. A sperimentare lo spirito borghese. Non fa così schifo annegare in un idromassaggio.
Settanta righe di articolo confezionate e discusse e mi presento a giustificarle un sabato mattina dopo un venerdì sera di quelli che finiscono il sabato mattina. E la mia credibilità inversamente proporzionale alla profondità delle occhiaie quando mi sfilo gli occhiali da sole. Ma mi animo e mi agito e pure mi alzo in piedi nella crociata in favore delle mie parole compilate con una parvenza di stile. Che se mi sentisse Deleuze a parlare di stile mi sputerebbe in un occhio. E me ne vado soddisfatto, pensando al momento in cui getterò la sciarpa e il cappotto sul letto, e mi getterò pure io.
Settanta righe di articolo legati ad una sedia e a milioni di fotocopie e ad una pagina word. Mi dici che sorvolo, ti dico che hai ragione, ma il volo più alto si ferma ai mercoledì sera, e Roma è lontana troppo lontana specie dal momento in cui avevamo già cominciato ad immaginarla di nuovo. Le serate di un tempo non fanno male, le serate di un tempo a sbattere i denti immersi nella nebbia a vederci i concerti aggrappati ad un bancone a dirci beviamo poco che poi se ci prendono ci fanno un culo così e poi torniamo a casa non dico storti ma sicuramente non perpendicolari a terra.
Settanta righe e la prossima volta magari saranno di meno. E magari la prossima volta non perdiamo la partita più sentita contro i più odiati, e magari lo stomaco smette di farmi male, che magari sembra che mi potrei bere anche il mare, in realtà bevo abbastanza poco e quindi dubito che pianga per quello. Magari è un virus, magari sono i tuoi discorsi che io non volevo sentire ma che mi hai voluto far sentire e io ho provato a non sentirli ma li ho sentiti comunque.
Pensi anche tu, ogni tanto, al valore di quello che ci circonda? Alla neve che è bianca per modo di dire? Che tanto no la tache? Che, magari fossi così anch'io?
La certezza che le nostre innocenze si sono estinte o per lo meno non le riconosciamo più come tali, come i fulmini di una giornata tranquilla. Aver sbattuto per anni la testa su muri che un giorno sono implosi senza che me ne accorgessi. Come scoprire che non ti amo più. Dopo avere provato ad odiarti per lungo tempo. Se ci pensi, è terrificante. O è solo naturale.
Mi rivedo in mio fratello. Mi rivedo in mio fratello nelle cose che non sono più. Nelle cose che mi piacevano. Come stiamo diventando grandi, non lo sa nessuno.

when i once was
innocent
it's still here

but in different places


E sai, domenica notte, ero sveglio, e quando mi hai scritto, non ho potuto che sorridere, sistemarmi meglio nel letto. E basta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ou boba!

Anonimo ha detto...

ou boban!