giovedì 21 maggio 2009

Alcuni dicono buonanotte la sera

Poi tutto d'un colpo ci si sblocca. E si torna alle sensazioni antiche, e ai crampi alle dita. Si passeggia per un lungomare che non è quello solito, ma è svariati chilometri più a sud. Che lo hanno intitolato a Berlinguer ma non lo sa nessuno. Allegando telefonate sempre peggiori e stati d'animo confusi, ai piedi che affondano nella sabbia e a tutto il vino che abbiamo bevuto. A controllarne la densità sul bicchiere e l'effetto nello stomaco.
Si sente che hai bevuto mi dici hai la voce un po' impastata mi dici è colpa del vino ti dico ci vediamo presto mi dici sì volentieri se sopravvivo a stanotte concludo.

...e gente che intanto passeggia per la mia camera e mi dice sta' tranquillo fai come se non ci fossi...

Percorrevamo strade diritte baciate da un sole sempre più caldo, ma nella testa ci portavamo canzoni tipicamente invernali. Di quelle che appena attaccano già imprechi perchè ti ci voleva una maglia più grossa. Portavamo le metropolitane prese al volo e la neve agli angoli delle strade. Ho visto più neve quest'inverno che in tutta la mia vita. Portavamo il freddo e le scene di te che tiri fuori il tabacco le cartine i filtri ma ti tremano le mani e allora in qualche modo ti vengo in soccorso anche se tremo più di te, e che in altri mondi e in altri modi mi dicevi tu sei freddo ma non mi ricordo bene il posto e non mi ricordo bene il motivo. Mi ricordo solo che la parola altro si addice benissimo a quello che sono. O portavamo l'alienazione di un tu sei diverso detto a denti stretti e qua sì che mi ricordo il posto e il motivo e i poster attaccati ovunque.
Poi tutto d'un colpo ci si sblocca. E le coincidenze ci vengono male, il cuore in gola e i vecchi libri che vengo a riprendermi sparsi un po' ovunque. Questa nuova malattia per farmi dormire meglio e scegliere per disperazione in un autogrill dimenticato-da-dio un Hornby...

Nick, perchè ci sei caduto anche tu? Perchè anche tu come i Marlene Kuntz?

...che dice che Shakespeare scriveva per soldi quando in realtà potrebbe dire che Hornby scrive per soldi e tu coglione gliene hai appena regalati un po'. Come se ne avessimo. Come quando il fantomatico professore di italiano ci diceva guardatevi dai professori che vengono a lezione solo per prendersi lo stipendio e magari non si rendeva conto davvero che un professore così ce lo avevamo davanti.
Prepariamo le vie di fuga, che non si sa mai, e coloreremo il mondo di quel rossiccio che una volta erano le citazioni. Tanto non arriva. Invece arriva eccome. Il click sordo e ignaro della porta e i passi decisi in soggiorno.
Mentre no, non sono a casa.
Mentre sì, può essere, ti richiamo.
Vieni a portarmi una sigaretta.
Ci va di litigare forse solo perchè se litighiamo vuol dire che c'è qualcosa che non va. E invece va tutto bene, e non ce lo aspettavamo e quindi siamo persino spaesati. Ti rendi conto?
Come il Beat Cafè di Marina di San Salvo e la Villa Franchin di Mestre, i nostri chilometri macinati fianco a fianco rendendo comune tutto anche quello che non c'è. Stringendoci forte e volendovi un bene infinito e magari non ve l'ho mai detto ma adesso è quello che sento. Allora ti verrò a raccontare di quando passavamo per Ancona e dovevamo arrivare a Venezia e allora chiudevo gli occhi ed eravamo già a Cesena. Ti verrò a raccontare che ogni tanto certe cose andrebbero semplicemente skippate o velocizzate come l'oki sotto la lingua che così fa effetto prima e ci rende quantomeno presentabili.
Non saprete mai quando l'oki mi finisce sotto la lingua.
Non saprete mai quando ci siamo abbracciati ed era passato un po' di tempo dall'ultima volta. Non saprete mai cosa ho sentito.
Forse tutto questo è perchè mi sono tagliato i capelli e sembro un dodicenne con le basette.

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