lunedì 11 ottobre 2010

Rock'n roll will never die (io che odio i titoli in inglese)

Appiccicata al muro c'è una cartolina un po' così. Strana nel senso che altri termini non ne ho trovati, anche se ci penso da qualche giorno. L'ho presa una vita fa in qualche autogrill sperduto in Germania, quando eravamo troppo preoccupati a vivere i momenti per pensare a qualsiasi nostra azione per più di cinque secondi. Per lo stesso motivo, insieme a questa cartolina, ne ho presa un'altra bianca con una palla arancione in mezzo, che poi se si guarda bene, è un uovo al tegamino. Quel giorno sembrava la cartolina definitiva, il disegno perfetto, l'equilibrio. Invece è solo un inutile uovo al tegamino. Ma dicevo, riguardo l'altra, che più che una cartolina è una vignetta a forma di cartolina, un disegno a matita su sfondo ocra, di un vecchio ciccione con una chitarra in mano, e la pancia che trasborda ben oltre il corpo dello strumento. Il tipo sembra David Crosby ma molto più preso male, jeans e maglietta bianca, bottiglia di vino sull'amplificatore. Noi eravamo magri e sciupati e in ritardo per il concerto della sera, come ogni sera. Sembrava perfetto. Tutto secondo dei piani che ci erano stati cuciti addosso e che calzavano splendidamente. In bianco, in piccolo, c'è scritto Rock'n Roll will never die. Dichiarazioni d'intenti, modus vivendi, stili di vita che andrebbero bene anche per una partita sbilenca a Saltinmente. Di paranoie ne ho già una collezione autunno-inverno-primavera-estate, anche senza le analisi di tutte le cose che mi porto dentro o che al massimo attacco ai muri. Adesso mi ritrovo a guardarla e non ci vedo nulla di perfetto, ci vedo quello che non c'è e quello che non c'è mai stato, il rock'n roll che mi ha sempre sfiorato, che anzi mi fa incazzare per quanto non riesca a trovarlo quasi mai interessante e per quanto lo si possa proporre con superficialità. Come ieri, te lo ricordi? Questo procedere diritti per sempre, questo non voltarsi indietro mai, anche quando dall'amplificatore viene fuori il suono del grasso che stoppa le corde. Che è una metafora perfetta, che adesso la presunta perfezione non è nei contenuti ma in quello che viene dopo. Questa forse non è nemmeno una domanda, però la cosa fastidiosa è che se anche trovassi un modo per piazzarci un punto interrogativo alla fine, la risposta sarebbero lunghi silenzi e qualche attimo di sospensione.
Fotografare la cartolina e postarla, sarebbe stato eccessivamente semplice.
Ordinare le cose che mi passano per la mente, quando mi blocco davanti ad una parola, quando la pronuncio trenta volte fino a che perde ogni significato, quando rileggo e penso a tutto il resto che non ho avuto la forza di dire. La bravura per dirlo, soprattutto. Adesso che penso alle citazioni più disparate, nessuna di queste è vagamente rock'n roll.
Cambierei molte cose, un po' di leggerezza e di stupidità.


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