sabato 25 giugno 2011

Ottavina a cinque sponde.

Il nuovo me non perde treni, semplicemente i treni proprio non passano. E allora impariamo a giocare a biliardo all'italiana in un bar del dopolavoro ferroviario di Rovigo, per ammazzare due ore altrimenti infinite. Un bar di cinesi dove un bianco costa 80 centesimi. Dove i vecchi che giocano a carte ti spiegano i punti e ti guardano come un coglione quando sbagli un tiro facile. Che non sai usare i diamanti per le sponde. Che l'ottavina a cinque sponde ho dovuto andare a guardare su google che cos'è, e adesso che lo so posso assicurarti che non mi verrà mai, neanche dopo trent'anni di partite. Che se colpisci di taglio poi caramboli con la rossa, colpo al boccino e il filotto è servito. Facile no? Svariati punti, che non so contare.
Il nuovo me cammina di notte, per tornare fulminato a casa mentre il sole comincia a sorgere dopo lune rosse e venerdì neri. Entra nei sogni altrui e nei libretti universitari. Nei crediti che mancano per laurearsi. Nelle mail che non mi mandi e che mi lasci qui ad aspettare un giudizio che arriva sempre troppo tardi.
Il nuovo me è una canzone che dura troppo poco e un po' dispiace, perchè ha un incedere un testo un suono di quelli che potrebbero durare anche dieci minuti. Mentre te ne vai da una parte all'altra ed io ti aspetto qui, mentre ho detto addio a certi portici e a certe strade per poi tornarci e dire era solo un arrivederci, sono il solito esagerato.
Il nuovo me è sempre quello. Fondamentalmente ha solo i capelli molto più corti.

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