venerdì 2 settembre 2011

Qualcosa di definito.

Sai, oggi la linea tra il mare e il cielo è meno definita del solito, sono svariati azzurri che si mischiano e si sovrappongono. Come le tonalità di grigio e di nero tra le nebbie estive, in quella strada sempre uguale che si perde nella campagna e arriva fino alla salaprove, nell'estrema periferia del nostro mondo. Dove c'è un dialetto diverso, dove ci sono io e la musica che decido di ascoltare per arrivare sconvolto a dilaniarmi le orecchie tra due amplificatori accesi e una manciata di ascoltatori dalle molte zampe.
Gigi ha paura dei rospi, a me fanno schifo i ragni, e non c'è modo di farseli piacere.
Un po' come quando vorresti smettere di amare o di odiare qualcosa anche se sai bene che è una guerra persa in partenza, e anche vincere una battaglia sarà un'impresa.
Però le frasi potrebbero essere più corte, più definite. E invece i giorni si allineano come i chilometri percorsi, tutti uguali, sacrificati ad un qualcosa di più profondo che è così profondo che non si riesce a distinguere. Come le frasi ad effetto che adesso devo chiedertele in prestito. Come in quei film che si passa da un giorno ad un altro di qualche anno dopo, facendo finta che in mezzo non ci sia stato nulla. Ed invece è proprio in quel nulla, che costantemente mi perdo. Così poco definito, da non sapere se è meglio volarci sopra a quella linea, o nuotarci sotto. Ma forse questi contorni sfocati sono proprio quelli che per adesso ci salvano la vita, mentre decidiamo un posto dove sparire per qualche giorno quando sarà il momento, anche se non lo abbiamo ancora trovato.
Oggi è un giorno strano, dove la pelle è più sottile, dove ho cominciato a fumare prima del solito e ho già finito mezzo pacchetto.
Oggi è un giorno sfocato, dove mi piacerebbe attaccarmi con le unghie a qualcosa che c'è.
Un tavolo è un mobile con una superficie piana, di solito con quattro gambe, di solito in legno, se parliamo di tavoli seri. C'è stato un tempo in cui non stavo mai fermo ed ero alto esattamente quanto il tavolo della cucina, e prendevo tutti gli spigoli, continuamente. Non c'erano onde lunghe, non c'erano ombre lunghe, c'ero solo io che correvo inseguito da nessuno e curvavo sempre troppo o troppo poco e ogni volta mi schiantavo.
Ecco, quando penso a un qualcosa di definito, oggi è un qualcosa del genere.

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