sabato 12 gennaio 2008

Le insegne spente

Dove abito io, c'è il mare. Et d'inverno il mare amplifica le sue onde, et ti accompagna come una colonna sonora perenne. Ovunque vai, ovunque sei. Come un lungo sibilo, costante, presente. Come un moto perpetuo, indistinto. Un suono talmente radicato che lo senti dappertutto, anche dove il mare non avrebbe ragione di farsi sentire.
D'inverno, dove abito io, tutto si spegne, come le insegne degli hotel, con un crepitio leggero, improvviso. Un momento la città vive, il momento dopo, tutto dorme. Et tace. Perchè ci siamo dimenticati delle mezze stagioni. Che sono emigrate, come tanti di noi. Ma non come me, non ancora, almeno. Et allora il mare lo si sente di più. Lo sento di più. Portato dal vento, che brucia veloce le sigarette, che scuote i capelli, che si insinua ovunque, tra la sciarpa et il bavero del giubbotto, tra i guanti di lana et l'orlo delle maniche. Il vento et il mare.
Il mare che è gelido, et immenso. Et diventa necessario sopravvivere, non badare alle urla delle onde, non facendo troppo caso che il prezzo delle sigarette è aumentato ancora, che gli hotel hanno davvero le insegne spente, et che ci vorrebbero litri di caffè per scaldarci davvero. Aut litri di benzina, per i più estremi(sti), per i più coreografici. Aut per i più stupidi.
Dove abito io, sembra di stare in letargo.
Fortuna che comunque, senza rendercene conto, presto le insegne degli hotel si accenderanno di nuovo, il mare si farà più silenzioso, meno ingombrante, più amichevole.
Fortuna che, dove abito io, non nevica mai.

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