venerdì 29 ottobre 2010

Per una volta.

E' arrivata in silenzio questa notte. Come le foto stempiate quando il vento ci prende in giro. Come quando hai portato le tazze la cioccolata calda gli amaretti da sbriciolare e io in cambio solo le mie solite cattive abitudini, che però si sono sposate benissimo. Per una volta.
Quando abbiamo preso le nostre poche parole sbagliate e le abbiamo riversate su di un microfono ignorando gli esiti ma riempiendoci da soli di brividi. Il monolite che mi porto dentro per una volta ha dovuto ammettere che le intuizioni erano giuste. Evitando quelle calli veneziane che sono proprietà dei turisti, scegliendo quegli scorci e quegli squarci che sopperiscono anche alle cene mancate. Quando gli occhi sono attenti quando incrociamo un paraurti per la strada e troviamo una macchina dentro ad un giardino, rovesciata. Con te dentro che tremi ma che non ti sei fatta niente e questo è già moltissimo. Con io che impazzisco per un diciotto perché è tempo di finirla e ormai è un discorso ricorrente quello che ho quasi ventiquattro anni quindi non mi dispiacerebbe cominciare a fare le cose seriamente. Come tutte le volte in cui cominciamo un discorso parlando di una casa nostra che non c'è. Andrebbe bene anche una stanza.